Il grande mistero della sanità picena: tutti danno ragione al dottor Maffei, ma nessuno mette in pratica ciò che dice – Riviera Oggi
25 Febbraio 2023
ASCOLI PICENO – Il dottor Claudio Maria Maffei è intervenuto con la sua solita lucidità e lungimiranza in occasione del convegno “Quale sanità per i cittadini“, tenutosi presso Palazzo dei Capitani nella serata di venerdì 24 febbraio.
Su tutte, sono tre le frasi che meriterebbero particolare attenzione da parte della giunta regionale. La prima: “La Regione mantiene a tutti la dicitura ‘primo livello’ ma dovrebbe dare effettivamente la possibilità di lavorare come tale. Meglio un ospedale unico, con un personale migliore ed un modello organizzativo rinnovato”. La seconda: “In Regione si continua a non decidere, non cambiando registro, pur avendo l’enorme responsabilità di dover avvicinare la sanità ai cittadini”. La terza: “Il privato, ha dato una mano enorme, ma va governato. Non può scegliersi i pazienti e svolgere solo sanità programmata”.
Concetti chiari e semplici, a proposito dei quali molti esponenti politici, sia di destra sia di sinistra, si dicono d’accordo. Eppure da decenni (e dunque non solo dall’attuale giunta) non vengono messi in pratica.
Il dibattito, moderato dalla coordinatrice provinciale di Italia Viva, Maria Stella Origlia, è stato animato da Civici e Riformisti di Italia Viva, Popolari Ascoli e Azione.
“Siamo messi male perché c’è una perdita di qualità a causa di una scarsa gestione regionale – ha esordito il dottor Maffei – Con le case di comunità si vorrebbe dare dignità ai servizi di prossimità ma serve personale qualificato e formazione. Il Pnrr finanzia questi progetti ma se non viene gestito bene non servirà. La riforma dell’Asur è un disagio sia per chi lavora sia per chi riceve assistenza – spiega in riferimento allo scioglimento dell’Asur e della costituzione delle nuove 5 Ast (Aziende Sanitarie Territoriali) – Si impegnano uffici per fare i contratti coi privati, moltiplicando le procedure amministrative. Le colpe più gravi della giunta sono aver fatto una riforma che non serviva, dicendo no agli ospedali unici, per “avvicinare la sanità ai cittadini”, cosa che invece ai cittadini non cambia nulla. Anche la precedente amministrazione aveva presentato dei problemi. A livello nazionale se ne può uscire, si sta cercando di aumentare i finanziamenti e le borse di studio. In Regione invece si continua a non decidere, non cambiando registro, pur avendo un’enorme responsabilità. Con questo percorso la situazione della sanità marchigiana può solo che peggiorare”.
La parola è poi passata al medico chirurgo Fernando Manes: “Parlo di un fatto familiare. Ho due figlie una medico, una ingegnere che oggi lavorano a Liverpool. In Italia il dato che fa spavento è che i cittadini spendono 40 miliardi di euro per curarsi privatamente. Il risultato? Interventi rimandati a data da destinarsi e fuga di medici. Alla diminuzione del numero dei posti letto, si aggiunge la carenza di personale socio sanitario che o è andato in pensione, o è stremato dalle difficoltà dei turni. I cittadini bisognosi di assistenza avranno cure di qualità sempre peggiore. Le strutture private erogano servizi di eccellenza ma lasciano al pubblico i servizi intensivi. In tutto ciò la popolazione è cresciuta di oltre 2 milioni, mentre i posti letto sono diminuiti di un terzo. La sanità deve essere rivista consultando gli operatori e misurando la mole di lavoro a cui sono sottoposti, collaborando con anche con l’odontoiatria, per permetterei ai pazienti di avvicinarsi a cure altrimenti difficilmente usufruibili. Per anni il dibattito è stato fatto su un ospedale “nuovo”, che di novità aveva solo la posizione geografica sposata di pochi chilometri. Non si è fatto riferimento all’aumento di servizi, tecnologie e posti letto. Concludo con l’augurio che la qualità nelle Marche cresca in termini di differenziazione di servizi” – conclude il chirurgo.
Nel dibattito si è poi introdotto anche il coordinatore regionale di Italia Viva Fabio Urbinati: “Il nostro sistema sanitario ha ormai 40 anni, sono troppi. I dati prevedono che entro il 2024 la spesa sanitaria scenderà sotto il 7% del Pil, un dato allarmante, il peggiore in Europa al livello della Grecia. La sanità dev’essere un tema di primo ordine in tutti i programmi elettorali e vorrei che la giunta regionale mantenesse le promesse fatte. A noi si può dire di tutto, ma non abbiamo mai intaccato la medicina d’urgenza. La giunta attuale è prigioniera delle proprie stesse promesse elettorali. L’autonomia finanziaria ha portato a tutto questo, abbiamo un grosso problema di tenuta finanziaria a Palazzo Raffaello. Si parla di un nuovo ospedale a San Benedetto da 200 posti letto ed è proprio ciò che non serve a questo territorio. Serve un disegno nuovo” – chiosa Urbinati.
In chiusura del convegno, la parola è tornata a Claudio Maffei, che ha colto l’occasione per precisare alcuni temi rispondendo ad alcune domande, compresa quella riguardo la paradossale decisione di costruire un nuovo ospedale in pieno centro città a San Benedetto del Tronto: “Per i cittadini l’ospedale deve essere una certezza. I sindaci, anche dei piccoli comuni, devono essere in grado di avere le informazioni su ciò che gli spetta a livello sanitario. Non è vero che i tecnici e i medici sono tutti d’accordo, se fossero tutti concordi la politica non potrebbe comportarsi così. Molto lavoro che fanno oggi gli infermieri potrebbero farlo gli Oss, se solo fossero qualificati. Cambia molto avere un’organizzazione incentrata sugli infermieri, che chiedono la consulenza di medici solo se c’è da prescrivere farmaci. Sul tema dell’ospedale unico, tengo a precisare che bisognava trovare un modo ragionevole per distribuire le necessità, mettendo insieme le risorse che ci sono. L’ospedale di secondo livello è un normale ospedale di primo livello con dei servizi in più, tuttavia non facili da trovare. La Regione mantiene a tutti la dicitura “primo livello” ma dovrebbe dare effettivamente la possibilità di lavorare come tale. Meglio un ospedale unico, con un personale migliore ed un modello organizzativo rinnovato. Per quanto concerne il privato, ha dato una enorme mano, ma va governato. Non può scegliersi i pazienti e fare solo sanità programmata, selezionando solo ciò che gli interessa e scartando le urgenze. In alcune cose il privato è indispensabile, non è da demonizzare, ma va gestito meglio. In conclusione bisogna motivare i medici a lavorare nelle strutture pubbliche”.
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