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Mauro, Infermiere: “ho vinto due concorsi piazzandomi ai primi posti e ogni volta mi hanno trattato come l'ultimo della classe”.

Mauro, Infermiere: “ho vinto due concorsi piazzandomi ai primi posti e ogni volta mi hanno trattato come l'ultimo della classe”.

By Redazione

Ci scrive Mauro Pirani, Infermiere: “ho vinto due concorsi piazzandomi ai primi posti e ogni volta mi hanno trattato come l’ultimo della classe; siamo solo numeri”.

Buongiorno Direttore,

mi chiamo Mauro Pirani ho 60 anni e dal 1986 che sono Infermiere e che svolgo questa professione. Questa è la mia storia.

Dopo svariate esperienze lavorative fra pubblico e privato, partecipo al concorso indetto dall’azienda ospedaliera della mia città, Ferrara. Esce la graduatoria e il mio nome e il primo della lista, mi sono classificato al primo posto. Ricevo complimenti e congratulazioni da amici, colleghi e familiari.

Qualcuno mi ha detto… hai vinto il concorso bravo complimenti.

Già mi aspettavo un premio e se non proprio un premio che mi si prospettasse di poter scegliere fra alcuni servizi o reparti. Invece quando arrivò la telefonata dell’ufficio assunzioni, mi offrivano il peggior reparto del momento, reparto Covid, turni notturni e scarsità di personale, quindi riposi saltatati, ecc.

Speravo di migliorare la mia qualità di vita, lavoravo già da 17 anni in un ospedale privato, ma non facevo le notti. Per cui mestamente rinuncio al primo premio.

Di lì a qualche mese l’azienda USL di Ferrara indice un nuovo concorso perché aveva già esaurito la precedente graduatoria indetta congiuntamente con l’azienda ospedaliera, ed io che non mi do per vinto partecipo e quando esce la graduatoria eccomi li, questa volta non al primo posto ma al decimo, non male.

Infatti dopo pochi giorni ricevo una chiamata da parte dell’ufficio assunzioni dove l’ennesimo burocrate mi prospetta genericamente due ospedali nel territorio, senza saper nulla né in che reparto che servizio con che orario, dovevo dare una risposta immediata, una risposta che avrebbe cambiato la mia vita.

Anche questa volta devo rinunciare, perché alla mia richiesta, se ci fosse la possibilità di un servizio con orario diurno, mie stato risposto no. Arriviamo ai giorni nostri.

Incontro una collega della mia stessa età che anch’essa in graduatoria intorno al novantesimo posto era in attesa della chiamata e cosa mi dice… che le hanno offerto un posto con turno diurno dal lunedì al venerdì domenica e festività a casa.

E lì lo sconforto ha preso il sopravvento.

Mi chiedo a cosa servono i concorsi, le graduatorie, l’esperienza e l’anzianità di servizio in questa professione.

Un numero, sei solo un numero, tutto ciò che serve come sempre è un po’ di fortuna.

Mauro Pirani, Infermiere iscritto all’OPI di Ferrara

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