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By Redazione

Hanno arrestato l'unico abitante di Pescara del Tronto: non voleva lasciare il paese

 Pescara del Tronto (Agf)

E’ finito in galera per ventiquattr’ore Enzo Rendina, l’unico abitante di Pescara del Tronto, frazione di Arquata distrutta dal terremoto del 24 agosto. Rendina, 58 anni, si è sempre rifiutato di lasciare l’abitato ed è accusato di interruzione di pubblico servizio e di resistenza a pubblico ufficiale. Più volte invitato ad abbandonare la frazione montana dopo l’ordinanza di sgombero totale emessa dal Comune di Arquata del Tronto a seguito delle scosse del 30 ottobre, Rendina non l’aveva mai fatto. Arrestato martedì 31 gennaio e trasferito in carcere è stato processato per direttissima dal tribunale di Ascoli Piceno che ha aggiornato l’udienza e disposto nel frattempo la remissione in libertà. 

Conosciuto ad Arquata come “l’artista” – per via del suo talento nel scolpire la pietra – Rendina nel passato aveva lavorato per il Comune di Roma, presso un parco cittadino, e poi aveva fatto l’ambulante. Ma da moltissimo tempo non aveva più un occupazione stabile, e secondo alcuni suoi concittadini godeva solo di qualche forma di sostegno da parte dei suoi fratelli residenti nella capitale e di una pensione di famiglia. Originario di Pescara del Tronto – la frazione arquatana rasa al suolo dalla prima tremenda scossa del 24 agosto – aveva avuto la sua abitazione quasi distrutta, ma anche solo per trasferirsi ad appena 4 chilometri di distanza, al Borgo di Arquata, vicino al campo base dei soccorritori, aveva dovuto far impegnare gli operatori locali. “Restero’ al Borgo 5-6 giorni poi troverò anche io una sistemazione, in casa o in albergo.. – aveva promesso nel settembre scorso ad un amministratore comunale. Ma poi non l’aveva fatto, restando a vivere in una roulotte anche con il freddo autunnale e poi con quello invernale.

Con la nuova e forte scossa sismica del 30 ottobre, poi, ad Arquata – dove anche il Borgo , sede del municipio era stato raso al suolo come la frazione di Pescara – il Comune era stato costretto ad emanare un ordine di evacuazione totale. Ma Rendina aveva deciso che la sua terra, il suo paese, fosse anche in tenda, al gelo e senza aiuto, non doveva e poteva essere abbandonato. Cosi aveva ricevuto una prima diffida, e nel frattempo aveva chiesto accoglienza alla protezione civile e ai vigili del fuoco presenti sul posto. Resistendo imperterrito, come una sorta di “ultimo giapponese” moderno che vuole combattere il mostro fino all’ultimo, anche alla tempesta di neve di meta’ gennaio. “Ci dispiace davvero per quello che gli e’ accaduto in questi giorni – afferma a malincuore uno degli amministratori di Arquata – ma lui non doveva arrivare fino a questo punto. Avevamo tentato tutti di convincerlo con le buone a lasciare il paese, sia noi del Comune, che gli operatori del soccorso, che lo stesso Commissario per la ricostruzione Vasco Errani : ma non c’è stato niente da fare. E negli ultimi tempi intralciava anche i lavori, oltre a mettere a rischio la sua incolumita’ durante gli interventi di rimozione delle macerie. Non doveva arrivare a questo”. Per l’avvocato Francesco Ciabattoni, che lo ha assistito oggi nell’udienza davanti al giudice ascolano Marco Bartoli, Enzo Rendina è stato vittima “di un arresto assurdo: la sua unica colpa è quella di essere innamorato del suo territorio”. Ora, “l’artista” di Pescara del Tronto, è tornato libero ed attende la seconda udienza del processo nel quale è imputato di “interruzione di pubblico servizio e di resistenza a pubblico ufficiale”.

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