Corso di Laurea in Infermieristica e Infermieristica Pediatrica: il tirocinio.

14 Marzo 2023
Come si svolge il tirocinio nel Corso di Laurea in Infermieristica e Infermieristica Pediatrica? Viaggio tra tradizione e innovazione.
Gli Atenei italiani, complici anche i Ministeri della Salute e dell’Università che non offrono direttive precise in materia, continuano ad organizzare tirocini formativi per gli Studenti in Infermieristica e in Infermieristica Pediatrica difformi tra loro. Da tempo i Discenti chiedono una riforma complessivo del settore, ma finora sono stati ascoltati pochi, complice anche il continuo avvicendamento di Governi e di ministeri nell’ultimo decennio.
Cambiare per migliorare?
Da anni il mondo universitario, e nel nostro caso quello dei Corsi di Laurea in Infermieristica e Infermieristica Pediatrica, si stanno interrogando se sia giunto il momento o meno sul modificare i tirocini formativi clinici oggi attivi. Per tanti è necessario modernizzarli e renderli più appropriati ai tempi che cambiano per una professione veramente orientata al futuro.
Il tirocinio è per gli Infermieri in formazione un momento di crescita professionale importante. E’ durante il tirocinio che il discente riesce a capire se è portato o meno a svolgere questo lavoro e a dedicarsi anima e corpo all’assistenza degli infermi.
Il tirocinio è il legame tra sapere e messa in pratica del sapere.
La pratica Infermieristica, sia in ambito pediatrico, che in quello concernente gli adulti e i geriatrici, è in continua evoluzione. Attraverso un percorso manuale-applicativo definito per obiettivi si integrano, si arricchiscono e si verificano gli apprendimenti teorici.
Il giusto Tutor clinico.
Ad oggi, con piccole differenze tra Ateneo ed Ateneo, le ore di tirocinio resta 1800 (60 crediti CFU). I futuri Infermieri e i futuri Infermieri Pediatrici trascorrono questo periodo nelle corsie di ospedale o lungo il territorio assieme a Tutor Clinici indicati dall’Università.
La perdita di attrattività.
Negli ultimi anni, come più volte riferito dall’esperto Angelo Mastrillo e dalla stessa FNOPI, il CDL in Infermieristica e quello in Infermieristica Pediatrica hanno perso il loro mordente, non sono più attrattivi e quindi i CDL sono sempre meno numerosi. Nonostante ciò il percorso di studi è mutato profondamente nei ultimi anni con l’arrivo di Docenti Infermieri (sempre pochi a dire la verità), che puntano a Corsi veramente professionalizzanti (dal punto di vista pratico, teorico ed etico-deontologico).
Tirocini alternati allo studio e agli esami.
I tre anni di CDL sono piuttosto duri. La stragrande maggioranza delle Università italiane intervallano periodi di lezione a tirocini ed esami secondo uno schema ben preciso e suddiviso in due semestri distinti:
- Primo Semestre: Lezioni frontali, Esami, Tirocini;
- Secondo Semestre: Lezioni Frontali, Esami, Tirocini, Recuperi.
Alcuni Atenei, tuttavia, restano legati a vecchie logiche didatti, ormai superate da decenni, o restano appiattite su posizioni mediche (gli Infermieri devono insegnare agli Infermieri).
Quali sono le caratteristiche principali del tirocinio?
Il tirocinio clinico-formativo, come spiegano dal Ministero del Lavoro è “un periodo di formazione utile all’acquisizione di nuove competenze da utilizzare per inserirsi o
reinserirsi nel mercato del lavoro e non è assimilabile in alcun modo ad un rapporto di lavoro subordinato”.
Nei CDL in Infermieristica ed Infermieristica Pediatrica la scelta formativa prevede l’affiancamento al discende di un esperto o tutor clinico (deve essere un Infermiere). L’obiettivo generale è quello di far apprendere allo studente il maggior numero possibile di competenze previste dalla professione.
La formazione avviene secondo schemi precisi:
- sperimentazioni clinico-pratiche;
- verifiche attitudinali, disciplinari e comportamentali adattate al discente.
Alla fine del CDL e di tutti i tirocini formativi in ospedale e sul territorio, grazie anche ad una formazione adattata sul singolo studente, dal futuro professionista ci si aspetta che abbia acquisito buone competenze teoriche e pratiche, ma soprattutto un’appartenenza ed una identità professionali capaci di garantire l’assistenza migliore possibile a chi sta male.
Come devono essere i tutor?
Ne abbiamo parlato ampiamente in un precedente servizio: LINK.
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