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«Carancini mira al posto di Mangialardi» «No, è Ciccioli che vuole quello di Latini» – Cronache Ancona

«Carancini mira al posto di Mangialardi» «No, è Ciccioli che vuole quello di Latini» – Cronache Ancona

By Redazione

REGIONE – Continua lo scontro tra i due consiglieri di FdI e Pd, dopo la bagarre in aula di martedì. Volano accuse reciproche sul fatto di voler fare le scarpe ai rispettivi “colleghi”: il capogruppo dem e il presidente dell’assemblea legislativa

16 Marzo 2023 – Ore 17:15

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Romano Carancini, ex sindaco di Macerata e consigliere regionale del Pd

di Francesca Pasquali

La volontà di fare le scarpe a un collega. Al presidente Dino Latini, in un caso. Al capogruppo del Pd, Maurizio Mangialardi, nell’altro. Ci sarebbe questo dietro lo scontro tra Carlo Ciccioli e Romano Carancini, almeno secondo i diretti interessati. La querelle va avanti da due giorni. Da quando, martedì scorso, in Consiglio regionale è andata in scena una pagina non proprio edificante della politica marchigiana. Con urla e parole grosse volate tra i due consiglieri. A Ciccioli, che aveva parlato di un’opposizione «molto ringhiosa, sempre più isolata e che perde pezzi», aveva replicato Carancini che aveva definito il capogruppo di Fratelli d’Italia «un bugiardo parolaio». Un clima che aveva costretto il presidente Latini a interrompere la seduta per una decina di minuti. La calma apparente ripristinata ha traghettato il Consiglio verso la fine.

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Carlo Ciccioli

Ma il botta e risposta tra i due litiganti sta proseguendo, a colpi di comunicati stampa e post sui social. «Forte della doppia vittoria delle loro Primarie, Carancini sta mirando alla poltrona del suo capogruppo. Il solito regolamento di conti interno che dequalifica il Pd delle Marche che, come è sempre stato definito dai vertici nazionali, è composto dai peggiori esponenti a livello regionale», l’attacco di Ciccioli. «Ciccioli sa bene che quello scranno (del presidente del Consiglio) è la sua “ultima spiaggia” e che in queste settimane, essendo giunti a metà mandato, si gioca per Latini la partita della riconferma o meno del ruolo di presidente dell’Assemblea legislativa delle Marche. Attribuire così manifestamente a quest’ultimo “la responsabilità” di non “punire” in modo adeguato i consiglieri regionali rei di esercizio di opinione politica è il pretesto per “chiederne la testa”», il contrattacco di Carancini. Il consigliere del Partito democratico si riferisce a quanto successo martedì. Quando, durante un suo intervento, Ciccioli si era alzato per andare da Latini e chiedergli di cacciare dall’aula il consigliere dem. Una tensione palpabile che i due argomentano addossandosi la colpa a vicenda e accusandosi dello stesso magheggio.

Per Ciccioli, i toni accesi di Carancini mirano a soffiare la poltrona di capogruppo del Pd a Mangialardi. «Il mio “show” in Consiglio? Semplicemente – spiega il capogruppo di Fratelli d’Italia –, l’ennesimo tentativo di far capire all’opposizione di sinistra che ci aspettiamo contenuti da loro e non certo continue e reiterate parole ingiuriose e insulti rancorosi solo per ottenere un titolo sulla stampa». Per Carancini il gesto di Ciccioli verso il presidente del Consiglio regionale sarebbe stato conseguenza dell’ormai imminente giro di boa dell’amministrazione Acquaroli e dell’ «insofferenza nei confronti della sua stessa maggioranza, accresciuta vistosamente dopo la sua mancata nomina ad assessore regionale». «La vergogna della sceneggiata di Ciccioli – rincara Carancini – non sta nell’aspro linguaggio politico usato dallo stesso consigliere, quanto piuttosto nel percorso fisico che lo ha portato con veemenza ad alzarsi dalla sua sedia, scendere le scale e poi risalire verso lo scranno più alto del presidente dell’Assemblea legislativa, fino ad arrivare al suo fianco per istigarlo con furia verbale, provando a dargli ordini, di sospendermi dall’aula, senza alcuna motivazione fondata. Un atto inaudito contro l’istituzione tutta e contro il presidente dell’Assemblea legislativa». Un gesto che il consigliere dem paragona a quello compiuto nell’aprile 2018 da Alessandra Mussolini, quando l’europarlamentare si recò a Macerata con una scatola di vermi al seguito, «sfidando la città con fare violento e arrogante dentro al Palazzo istituzionale, simbolo di democrazia», ed ebbe un aspro scontro con l’allora sindaco Carancini.

Le aree interne mandano in tilt l’Assemblea: scoppia la bagarre, la seduta viene sospesa

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