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Camera, il presidente Meloni alla cerimonia del nuovo allestimento della Sala delle Donne – Agenpress

Camera, il presidente Meloni alla cerimonia del nuovo allestimento della Sala delle Donne – Agenpress

By Redazione

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AgenPress. Il Presidente Giorgia Meloni ha partecipato alla cerimonia di presentazione del nuovo allestimento della Sala delle Donne della Camera dei Deputati, dedicata alle prime donne entrate a far parte delle Istituzioni della Repubblica italiana.

Alla vigilia della Giornata internazionale dei diritti della donna, la galleria è stata aggiornata con il ritratto del Presidente Meloni quale prima donna a ricoprire l’incarico di Presidente del Consiglio.

Il testo dell’intervento del presidente Meloni.

Buongiorno a tutti.

Grazie al Presidente Fontana per aver voluto questa cerimonia. Saluto tutte le autorità, gli ex Presidenti della Camera. Voglio ringraziare la Presidente Boldrini perché non sapevo che questa iniziativa fosse sua, non era scontato. La ringrazio davvero e ringrazio i colleghi che sono presenti e li saluto.

Per me è un’emozione un po’ particolare quella che provo in questa giornata e in questo Palazzo, che mi ha fatto riflettere personalmente sul percorso che ho fatto in relazione al tema che è oggetto di questa mattinata.

Ho varcato la soglia di questo palazzo per la prima volta, da parlamentare della Repubblica, a 29 anni, in una legislatura nella quale mi trovai da parlamentare alla prima esperienza a diventare Vice Presidente della Camera dei Deputati. È stata una delle tante volte nella mia vita nella quale io sono stata messa alla prova. È stata una delle tante volte nella mia vita nella quale io mi sono trovata a fare qualcosa che apparentemente poteva sembrare più grande di me. Certo, io ero un deputato alla prima legislatura che si trovava a guidare i lavori di un’Assemblea nella quale molti dei componenti avevano decisamente un’esperienza maggiore e ho pensato, al tempo, che a questo fossero dovuti gli sguardi quasi divertiti dei colleghi la prima volta che io sedetti sullo scranno più alto.  Un po’ quell’aria che dice quasi “adesso ci divertiamo”. E ho pensato che a questo fosse dovuta anche la sorpresa di molti dei colleghi la prima volta che io presiedendo la Camera dei Deputati risposi a tono a un collega che aveva molta più esperienza di me. Forse quell’idea che in fondo non ce l’avrei fatta era figlia della mia inesperienza in quel ruolo. O forse no, perché, se ci pensate, per quei ruoli non esiste un corso di formazione – chiunque si ritrovi a ricoprire un ruolo di questo tipo di fatto lo fa con un’esperienza che deve fare sul campo – e perché, a ripensarci, io ho incontrato quegli sguardi nella mia vita moltissime volte.

Ho incontrato quegli stessi sguardi quando sono diventata il primo Presidente donna di un’organizzazione giovanile a destra, quando sono diventata il Ministro più giovane della storia d’Italia, quando ho fondato un partito. Ho visto quei volti perfino quando qualche mese fa sono diventata, da persona che aveva 30 anni di esperienza politica alle spalle, Presidente del Consiglio dei Ministri. Qualsiasi cosa io abbia fatto nella mia vita, i più hanno scommesso sul mio fallimento. C’entra il fatto che fossi una donna? Probabilmente sì. Ed è una cosa che io ho realizzato molto tardi nella mia esistenza.

Perché racconto questa storia? La racconto per dire che c’è una buona notizia in quello che può sembrare un pregiudizio. Voglio dire alle donne di questa Nazione che il fatto di essere sempre, o quasi sempre, sottovalutate è un grande vantaggio, perché sì, spesso non ti vedono arrivare. E noi dobbiamo essere consapevoli di questo vantaggio purché non siamo vittime di quel pregiudizio, purché noi non consideriamo che il ruolo che altri hanno definito per noi sia anche il ruolo al quale possiamo ambire, perché questo tabù delle volte colpisce anche le donne. È capitato anche a me: anche io delle volte mi sono quasi fatta a convincere che forse il mio posto era un altro. Poi, sono un anticonformista e quindi il mio anticonformismo fortunatamente ha avuto la meglio.

Il messaggio che io ho, alla vigilia dell’8 marzo, per le donne di questa Nazione è questo: il punto non è quale sia il ruolo che gli altri hanno deciso per te, il punto è se tu lo accetti. Questo è quello che a mio avviso deve fare la differenza. Voglio invertire il messaggio. Sono soprattutto le donne a dover credere di più nelle loro capacità e nelle loro possibilità, a non dover accettare ruoli che vengono concessi loro invece di pretendere di guadagnarli sul campo a pari condizioni, a rifiutare la logica che a volte porta le donne a preferire di competere tra loro come se dovessero partecipare a un altro campionato, come se non potessero competere davvero a 360 gradi.

Io ho sempre pensato, ad esempio, che non esistano le politiche femminili; io penso che esista una visione femminile dalla politica, che è un’altra cosa. Riguarda la politica a 360 gradi. Non ci sono tematiche demandate alle donne e tematiche demandate agli uomini. C’è un punto di vista su tutte le tematiche che ha bisogno di una sensibilità composita, e quindi di un punto di vista femminile, ma è un altro approccio rispetto a quello che a volte abbiamo visto. E dico di più: a preferire la qualità della rappresentanza rispetto al fatto di accontentarsi della quantità. Il punto secondo me non è quante donne ci sono, ma in quali ruoli. Vale per la politica e vale per gli altri ambiti. La sfida non è quante donne siedono in un Consiglio di Amministrazione, la sfida è quando avremo il primo Amministratore delegato di una società partecipata statale donna, perché – ve lo annuncio – è uno degli obiettivi che mi dò, credendo che il vero valore di una competizione ad alto livello sta nella qualità prima che nella quantità dei ruoli.

E allora sì, lo dico alla vigilia di una scelta importante che il governo deve fare, mi piacerebbe su questo immaginare che anche nelle grandi società partecipate statali possa esserci un Amministratore delegato donna, che non c’è mai stato. Perché io credo che questa sia la grande sfida della parità. Poi ovviamente starà a quella donna, come sta a me, come sta a chiunque di noi che abbia ricoperto incarichi importanti e che l’abbia fatto per la prima volta, dimostrare che siamo capaci di farlo perché, vedete, il vero tetto di cristallo non si rompe tanto arrivandoci, si rompe dimostrando che si può fare molto bene. Non dico meglio, dico molto bene.

E questo è il mio personale impegno per tutte le donne italiane che ogni giorno sono costrette ad affrontare difficoltà ingiuste, molto grandi, per vedere affermato il loro talento, per vedere riconosciuti i loro sacrifici, così come è un mio impegno quotidiano trovare soluzioni perché le donne di questa Nazione possano affermarsi pienamente, senza per questo dover fare delle rinunce di ogni genere, perché non è giusto.

Con questo spirito io penso che non ci saranno più ruoli preclusi alle donne, perché noi oggi sostituiamo uno specchio con una fotografia. Presidente Fontana ce n’è un altro che possiamo rimuovere e che dobbiamo rimuovere: io penso che quel momento non sia lontano come può sembrare.

L’8 marzo secondo me non deve essere una giornata di rivendicazione di quello che gli altri devono concedere alle donne. Io penso che l’8 marzo debba essere una giornata di orgoglio e di consapevolezza di quello che noi possiamo fare, piaccia o no agli altri. Ed è esattamente il messaggio con il quale mi sento di spronare tante donne che magari pensano di non poter andare oltre un determinato obiettivo e che invece devono ricordare – e noi faremo il possibile perché abbiano gli strumenti per farlo – che con la volontà, con l’orgoglio e con la consapevolezza si può raggiungere qualsiasi tipo di obiettivo.

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